Come combattere la noia in casa: alternative ludiche allo sbadiglio
giovedì, maggio 20, 2021Nell’ultimo anno, più o meno tutti abbiamo avuto modo di sperimentare la noia in casa.
La prova lampante, nel mio caso, è che io abbia avuto un picco di visite sul mio post “Cosa fare quando non puoi uscire di casa”, eppure sebbene lo abbia scritto io, il tempo da passare in casa è stato talmente tanto che ho dovuto cercare ulteriori alternative per passare il tempo, alcune più costruttive, altre meno ovvero semplicemente ludiche.
Sì, perché anche giocare fa bene, quando non si esagera, perché è utile all’umore.
Quando mio marito è stato forzatamente a casa dal lavoro (in questo periodaccio, abbiamo buttato via 5 e dico CINQUE settimane di ferie, che non ci faranno recuperare, naturalmente), abbiamo deciso di allestire una bisca clandestina 😂
Ehm...per la cronaca, ribadiamo che si giocava pro bono, niente gioco d’azzardo, non vorrei che la battuta della bisca clandestina generasse equivoci 😕
scala 40 |
Quando invece il consorte si recava al lavoro (com’era giusto che fosse), dovevo inventarmi qualcosa da fare in casa, da sola.
E quindi ho dato sfogo alla fantasia...oppure ho cercato suggerimenti online, lo ammetto.
Cosa fare per non annoiarsi quando si è costretti in casa? (cap II)
Prima opzione: leggere
Questa l’avevo già suggerita, lo so, ma stavolta mi permetto di suggerire qualche titolo nello specifico, magari tra quelli letti proprio quest’anno.
Ammetto che spesso scelgo i libri di pancia, come suol dirsi, ovvero -quando entro in libreria- lascio che un titolo mi “dica qualcosa”, parlandomi di qualcosa che amo e/o che mi incuriosisce.
È stato il caso di un libro di Lilli Gruber, EREDITÀ, il primo di una trilogia, che mi ha fatto scoprire molti dettagli sulla storia recente (ovvero del secolo scorso) dell’Alto Adige. Chi mi legge con un minimo di costanza, sa che io e la mia famiglia ci rechiamo spesso in SudTirol e siamo letteralmente innamorati delle Dolomiti.
Lilli Gruber è altotesina e racconta una vera storia familiare (la sua), partendo dai diari di sua nonna, dalla prima giovinezza, durante l’Impero, al secondo dopoguerra, raccontando, con la voce dei protagonisti, i come e i perché dell’annessione dell’Alto Adige al territorio italiano, del difficile periodo del fascismo che obbligò i sudtirolesi per lungo tempo a rinnegare le proprie origini linguistiche (basti pensare che era proibito parlarlo in pubblico e insegnarlo a scuola), tanto che in molti decisero di emigrare in Germania pur di continuare a parlare liberamente il tedesco, senza sapere che per la maggior parte di essi questo sarebbe stato l’inizio della fine: in Germania non erano tedeschi, né italiani.
A tal proposito (ovvero l’Alto Adige), vorrei suggerirvi -se amate il genere- i libri di Luca D’Andrea, che avevo letto già prima del lockdown, ma che mi hanno appassionato molto.
Anch’essi ambientati in Alto Adige, anch’essi pieni di dettagli che mi hanno fatto immaginare le scene del libro in luoghi che conosco ed amo, facendomi così letteralmente “vedere la trama”. Genere difficile da catalogare, dal mio punto di vista: thriller che sfora nel fantasy, trame che sanno di giallo, che fanno paura e che non ti fanno scartare, fino all’ultima pagina, un risvolto soprannaturale.
In particolare, il primo libro di D’Andrea, La sostanza del male, fu un assoluto bestseller e tradotto in numerose lingue ancora prima di uscire in Italia: ambientato nell’immaginario paese di Siebenhoch (presumibilmente in Val d’Ega, perché ambientato nei luoghi attorno al Bletterbach, il più grande canyon del SudTirol, che si trova verso Aldino, nei pressi del Corno Bianco); la trama vede alternarsi personaggi ricchi di sfumature, ben assortiti, attorno ad una vecchia storia di sangue e a una maledizione legata alla gola del Bletterbach, con colpi di scena che si susseguono fino all’ultima pagina, che tengono il lettore talmente incollato alle pagine, da far perdere la cognizione del tempo, fino a far fatica a spegnere la luce sul comodino per andare a dormire una volta per tutte.
Una notte, mio marito alle 2,40: “Ma stai ancora leggendo? Hai visto che ore sono?” E no, non vedevo nulla, solo le pagine…
L. D'Andrea, La sostanza del male |
Seconda opzione: le serie TV
Non sono maniaca delle serie TV, ma ammetto che ce ne sono alcune che mi tengono incollata allo schermo e che sarei capace di vedere e rivedere per ore e ore, soprattutto da quando esiste la possibilità di vederle on demand.
Tra queste, l’immancabile Grey’s Anatomy, non credo di aver perso una sola puntata e sono certa di aver rivisto svariate volte le prime 11 stagioni...ebbene sì, io sono fra quelli che ha perso un po’ di entusiasmo dopo la morte del dottor Stranamore, ovvero ha continuato a vedere la serie nelle nuove puntate, ma non mi sono fatta coinvolgere dalle repliche.
E ancora, cambiando genere, ho visto e rivisto tutte le puntate delle 15 stagioni di Criminal Minds, tanto che credo che a breve richiederò un master in Criminologia o quanto meno vedrò di trasferirmi a Quantico in Virginia, per seguire da vicino la BAU, la Behavioral Analysis Unit, ovvero l’Unità di Analisi Comportamentale del FBI. Una curiosità: nella sigla iniziale, si susseguono le immagini di numerose foto segnaletiche, che sono immagini reali di noti (=veri) serial killer americani.
E inoltre Law&Order SVU, arrivato attualmente alla sua 22° stagione, che ho letto essere la serie procedural più longeva della storia della TV.
Ambientato nella Unità Vittime Speciali della polizia di New York, ogni puntata inizia con la voce calda e convincente di Luca Ward:
«Nel sistema giudiziario statunitense, i reati a sfondo sessuale sono considerati particolarmente esecrabili. A New York opera l'Unità Vittime Speciali, una squadra di detective specializzati che indagano su questi crimini perversi. Ecco le loro storie».
Ho amato da subito i protagonisti iniziali, Benson e Stabler, così come ho imparato ad apprezzare i personaggi che sono venuti successivamente. Il mio preferito tra i co-protagonisti? Dominik Sonny Carisi, prima detective dell’Unità vittime speciali, poi Vice-Procuratore per la stessa sezione, interpretato dall’italo-americano Peter Scanavino.
Law&Order SVU |
E poi? Strano, ma vero: i videogames.
Lo ammetto, in casa nostra non siamo fans delle Play Station e dintorni e in particolare non amiamo i giochi tattici, bellici ecc.
Però a me piace ricorrere ai videogiochi in due casi:
1) quando sono giochi educativi per mio figlio, quando è possibile utilizzabili o scaricabili sul suo tablet; ne ho trovati di molto carini, adatti alle diverse età e ai vari stadi evolutivi;
Giochi didattici per bambini |
2) i giochi di logica e matematica per me, come il sudoku, il tetris, enigmistica varia e così via.
Ed in ogni caso (lo ammetto, sono un’avaraccia!), di solito utilizzo giochi online gratuiti, possibilmente senza pubblicità invasive. Il tetris classico nel dettaglio, è il gioco che preferisco sin dall’adolescenza (ehm...qualche annetto fa), da ragazzina era capace di incollarmi allo schermo per ore.
tetris classico |
In definitiva.
Speriamo naturalmente di non avere ancora a lungo l’occasione di stare per periodi prolungati a casa, ma se e quando capita, non fatevi prendere dallo sconforto, ricordate che si possono trovare diversi modi di trascorrere il tempo, molti dei quali anche costruttivi: in fondo, avremmo potuto anche pulire casa da cima a fondo, fare ginnastica, fare lavoretti di manutenzione in casa.
Non so voi, ma io non l’ho fatto 😏
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