Una cara amica, proveniente dal mio natìo borgo selvaggio (espressione di leopardiana memoria 😃), verrà presto a trovarmi (nell’odierno borgo selvaggio).
In verità potremo restare insieme per pochissimo tempo, quindi stiamo cercando di organizzarci al meglio, affinché questi tempi ristretti siano quanto più proficui possibile e visitare alcune tappe fondamentali della mia attuale regione di residenza, ovvero la Lombardia.
Anzitutto visiteremo Milano, tappa a mio parere imprescindibile, con l’intenzione di farlo lo stesso giorno del suo arrivo, considerato che ci sono milioni di cose da vedere a Milano, ma che ha anzitutto l’intenzione di visitare con me la Pinacoteca di Brera.
il cortile della Pinacoteca di Brera |
Per poter mettere a frutto il tempo che avremo sin dal primo giorno, abbiamo valutato insieme il mezzo di trasporto con cui raggiungere Milano. Abbiamo scartato l’aereo, perché l’aeroporto di Malpensa non è così vicino al centro e tra check-in e check-out paradossalmente ci si mette un’infinità di tempo per raggiungere poi la nostra meta, tra autobus, treni locali, metropolitana e così via.
Quindi abbiamo convenuto che l’ideale fosse prendere un treno Alta Velocità e la scelta è ricaduta su Italo e i suoi treni per Milano. Grazie a Italo, possiamo raggiungere Milano da Napoli in poco più di 4 ore, tempo assolutamente compatibile con l’arrivo in città in tempo utile per il nostro programma. Tra l’altro, io sono iscritta alla Newsletter Italo, che periodicamente offre via mail una scontistica speciale in determinati periodi.
Ora che abbiamo definito come arrivare a Milano, torniamo alla nostra visita alla Pinacoteca di Brera.
Io ci sono già stata qualche anno fa con mio marito, quindi mi farà molto piacere farle in un certo senso da Cicerone. Inoltre, ho avuto, al liceo, un’insegnante di Storia dell’Arte molto esigente, il che comportava all’epoca non poca fatica nello studio, ma -anche a distanza di tempo- delle basi solide e persistenti nella materia.
Sarebbe impossibile in un solo post parlare di tutte i capolavori che si possono ammirare al Brera, quindi mi sforzerò di sintetizzare almeno le opere d’arte che, nella mia esperienza personale, hanno lasciato un segno indelebile nella memoria e nell’anima. Per chi invece volesse approfondire, consiglio quindi di visitare il sito ufficiale.
Qualche cenno di storia...
Palazzo Brera è un bellissimo edificio di stile tardo-barocco, che sorge sui resti di un monastero trecentesco. Come pinacoteca nasce all’inizio del 1800, anche se già nel 1776 Maria Teresa d’Austria aveva voluto nell’edificio l’Accademia di Belle Arti, ivi incluse molte opere d’arte che avrebbero dovuto avere scopo didattico per una più ricca formazione degli studenti.
Fu grazie a Napoleone che la pinacoteca iniziò ad esporre i dipinti più significativi provenienti dai vari territori conquistati dalle armate francesi. Infatti all’inizio dell’Ottocento, essendo stati soppressi molti ordini religiosi, confluirono a Brera molti dipinti requisiti da chiese e conventi sia lombardi, che di vari dipartimenti del Regno Italico. E’ proprio per questa ragione che in prevalenza vi si possano ammirare dei dipinti a soggetto sacro, caratteristica che solo in seguito, grazie alle successive acquisizioni, sarà solo in parte attenuata.
La Pinacoteca di Brera, cosa vedere...
Viene spesso definito Museo di Brera, ma come ho più volte detto sopra, in realtà è una pinacoteca. Questo significa che eccetto per pochissime opere scultoree (tra cui la nota statua di Napoleone Bonaparte come Marte Pacificatore, presente dal 2009, opera del Canova, il nostro più illustre esponente della scultura neoclassica), il museo contiene quasi esclusivamente opere pittoriche.
Sono molti gli artisti presenti nella Pinacoteca di Brera; tra questi spiccano nomi che sono tra i fiori all’occhiello della nostra cultura.
Premessa: la visita a Brera non ha senso per chi ha fretta; sappiate quindi che ci vogliono diverse ore per poter visitare compiutamente la galleria (e ce ne vorrebbero molte di più per descrivere in maniera esauriente le opere in essa contenute).
Dunque iniziamo il nostro tour...
Oltrepassata la Galleria degli affreschi, con affreschi del XIV secolo, a cui segue l’itinerario gotico e tardo-gotico nelle prime 4 sale della pinacoteca, si arriva alla Pittura veneta dei secoli XV e XVI.
E’ proprio qui che possiamo ammirare la prima delle grandi opere d’arte di cui vi parlavo.
Il Cristo Morto del Mantegna.
Tempera su tela, datato tra il 1475 ed il 1478. Celeberrima la prospettiva del dipinto, definita addirittura vertiginosa, considerato che lo spettatore segue la scena del Cristo, deposto sulla pietra dell’unzione, a partire dai piedi, passando dal drappeggio del sudario, fino al volto ormai esanime di Gesù, accanto al quale vediamo scorrere le lacrime dei dolenti, ovvero Maria e San Giovanni, insieme al dettaglio di una terza figura femminile piangente, presumibilmente Maria Maddalena.
Spettacolari i realistici dettagli, come i segni dei chiodi sui piedi e sulle mani, le lacrime sulle gote rugose di Maria, in una visione d’insieme incredibilmente suggestiva ed espressiva.
Cristo morto, Mantegna |
All’interno dello stesso percorso, ammireremo ancora diverse opere più o meno note, tra cui mi pare d’obbligo sottolineare altre opere del Mantegna, la presenza del Tintoretto e di Tiziano, oltre che del Perugino, Giambellino e Lorenzo Lotto.
Segue la pittura lombarda del ‘400 e ‘500, nella quale voglio ricordare la presenza del Bramante, di Bernardino Luini ed altri artisti che hanno seguito la scuola leonardesca nel periodo del suo soggiorno milanese (non dimentichiamo infatti che Milano ospita il celeberrimo Cenacolo di Leonardo Da Vinci a Santa Maria delle Grazie).
Seguono le sale del Rinascimento ferrarese, emiliano e marchigiano, tra le quali spiccano tra gli altri due opere giovanili del Correggio: la Natività e l’Adorazione dei Magi.
E siamo arrivati al cuore di Brera.
Siamo finalmente giunti nella Sala XXIV...è qui che mi è praticamente mancata l’aria.
La sala è dedicata particolarmente alla pittura urbinate, quindi vi possiamo ammirare:
1. il Cristo alla colonna del Bramante.
Raffigura Gesù legato alla colonna, in attesa della flagellazione.
Non si vedono i flagellatori, ma la vicinanza quasi estremizzata del volto e del corpo di Gesù in primissimo piano, hanno un immediato impatto emotivo sullo spettatore. Sono evidenti dettagli suggestivi, come la corona di spine, che lascia qualche goccia di sangue sulla fronte, le lacrime sulle guance di Gesù Cristo, la corda annodata al collo che fa intravedere come un realistico segno sulla pelle arrossata dalla corda ruvida.
Cristo alla colonna, Bramante |
2. lo Sposalizio della Vergine di Raffaello
In primo piano, vediamo gli sposi, Maria e Giuseppe. Al centro fra i due, l’officiante che tiene le mani degli sposi, ai lati dei quali partecipano da una parte un gruppo di donne, accanto a Maria, dall’altra un gruppo di uomini accanto a Giuseppe. La posa dei personaggi ha un’impostazione classica ben differente dal tipico pathos michelangiolesco, perché l’espressione di ciascuno di essi ha un che di poetico, ma senza mimiche marcate di un personaggio rispetto all’altro. L’insieme cromatico è corposo ed efficace ai fini della plasticità del complesso.
Sullo sfondo, il tempio, un edificio a colonne che contiene la firma dell’autore, il cui portale funge da centro prospettico delle linee per l’intero dipinto.
Sposalizio della Vergine di Raffaello |
3. la Pala Montefeltro di Piero della Francesca.
Sebbene io sia consapevole che chi non ha studiato bene la storia dell’arte abbia poca dimestichezza con la figura di Piero della Francesca, al liceo è stato un artista su cui ci siamo soffermati a lungo e che ho avuto il piacere di ammirare ripetutamente a Rimini.
La Pala Montefeltro (anche detta Pala di Brera, appunto) è intitolata Sacra Conversazione e rappresenta la Vergine col Bambino che conversa appunto con santi ed angeli, oltre che con Federico da Montefeltro.
Al centro della composizione pittorica, la Vergine Maria che, sebbene segga in trono, è in posizione di adorazione, a mani giunte, rispetto al suo Bambino. Proprio il volto della Vergine fa da centro prospettico dell’opera, in quanto il punto di fuga si trova all’altezza degli occhi.
La scena è ambientata all’interno di un abside, della quale possiamo ammirare l’architettura di pregio, con archi e marmi policromi. Sotto la semicupola è scolpita una conchiglia, alla quale è appeso un uovo di struzzo, esattamente al di sopra del capo della Vergine, il cui significato è stato variamente interpretato dalla critica: tra le ipotesi più plausibili il valore simbolico dell’uovo come origine della vita, oppure come simbolo della verginità mariana oltre che (guarda caso) come simbolo del casato di Federico da Montefeltro, che aveva appunto commissionato l’opera (tanto da essere presente nel dipinto, all’interno di una sacra conversazione!!)
Pala Montefeltro di Piero della Francesca |
Seguono le sale dei pittori dell’Italia Centrale del ‘500 e del ‘600, dove possiamo ammirare le opere di numerosi artisti, tra i quali vorrei ricordare il Bronzino ed il Guercino.
E poi?
Poi c’è lui, Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.
Nella Pinacoteca di Brera, possiamo ammirare la celebre scena della Cena di Emmaus, che si rifà al racconto del Vangelo di Luca. Meno nota dell’omonimo dipinto conservato nella National Gallery di Londra, il quadro resta comunque assai suggestivo. La scena è cromaticamente meno vivida e luminosa dell’altra, più cupa e semplice nel soggetto.
Si vedono pochi oggetti sul tavolo: il pane è già spezzato, la brocca dell’acqua, semplici piatti. Le ombre sono molto evidenti, la gamma cromatica è scarna, quasi monocroma (oggi diremmo come una foto in bianco e nero), nella quale spicca solo la tunica di Cristo. Quest’opera si distacca quindi dalla sua tendenza giovanile al colore e alla ricercatezza dei dettagli, che possono distrarre lo spettatore da quella che è invece il messaggio da sottolineare nella scena vera e propria, il suo significato.
Cena di Emmaus Caravaggio |
Seguono altri autori lombardi tra cui lo Spagnoletto, Salvator Rosa, Gentileschi, oltre che le scuole straniere, tra cui ricordiamo Rubens, Van Dyck.
E poi troveremo autori del Settecento come Luca Giordano (esponente della Scuola Napoletana), Giambattista Tiepolo ed il Canaletto (sue le celebri vedute di Canal Grande a Venezia).
Tra gli autori dell’800 voglio ricordare Pellizza da Volpedo e soprattutto Francesco Hayez con il celeberrimo Bacio, considerata il manifesto dell'arte romantica italiana.
Il Bacio di Hayez |
In conclusione
Tante, tantissime opere sono esposte a Brera e parlarvi di tutte mi sarebbe stato davvero impossibile, mi sono limitata a riassumervi le esposizioni e soffermarmi in particolare su poche di esse, scegliendo quelle che maggiormente hanno scosso la mia anima per formazione scolastica.
Vi lascio comunque i contatti del museo, per maggiori informazioni sulle opere esposte.
Pinacoteca di Brera
Via Brera 28 Milano